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Kyoto La Corte europea condanna l’Italia per inadempienza sulla compravendita delle quote di emissione dei gas ad effetto serra
Nella sua sentenza la Corte dichiara che "non avendo adottato,
entro il termine prescritto, tutte le disposizioni legislative, regolamentari
e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva del Parlamento
europeo (...) che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni
dei gas a effetto serra nella Comunità (...), la Repubblica italiana
è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza di tale
direttiva". Nell'estate scorsa, la Commissione ha finalmente approvato il “piano nazionale di assegnazione”delle emissioni a ciascuna delle imprese partecipanti; inoltre, è ormai in funzione, anche se con qualche ritardo, il “registro delle emissioni”, un altro strumento essenziale per alimentare il meccanismo del commercio delle "quote" di CO2. L'ordinamento italiano, tuttavia, non ha ancora recepito correttamente l'intera direttiva Ue sullo scambio delle emissioni, perché se ciò fosse avvenuto, fanno notare a Bruxelles, la Commissione lo avrebbe comunicato alla Corte Ue prima del pronunciamento della sentenza. "L'Italia - ha spiegato Barbara Helfferich, portavoce del commissario all'Ambiente Stavros Dimas - non ha ancora in vigore una legislazione appropriata per gestire il sistema dello scambio delle quote di emissioni". Senza una tale legislazione, ad esempio, non ci sarebbe per le imprese che “sforano” le loro quote l'obbligo legale di acquistare ulteriori diritti di emissioni, o di pagare le multe (40 euro per tonnellata di CO2 in eccesso) che verranno comminate ai trasgressori. Insomma, dopo essersi allegramente (ma tristemente) comportato come se il protocollo di Kyoto non dovesse entrare in vigore, il governo Berlusconi ha anche arrancato su tutte le scadenze fissate dalla direttiva “Emission Trading”, un'occasione storica per adeguare il nostro sistema alla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica “usando” i meccanismi di mercato, cioè premiando chi inquina meno e punendo chi inquina troppo". Il tempo a disposizione "non è stato certo usato per rendere il processo più partecipato e trasparente- si legge in una nota del Wwf- ci auguriamo che per le prossime scadenze sul commercio delle emissioni si cambi radicalmente registro e atteggiamento, e che il nuovo Governo mostri una vera leadership in tal senso". Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente assicura di non essere stato “affatto sorpreso” della condanna della corte di Giustizia europea contro l'Italia: “Abbiamo ammonito il governo più volte - spiega - sulle conseguenze che sarebbero scaturite dalla procedura di mora. Ma le politiche messe in campo dalla maggioranza di Berlusconi non prevedevano tra le priorità il rispetto degli obblighi derivanti dalla Direttiva. L'ambiente è stato sapientemente relegato in soffitta, speriamo - conclude il presidente dell'associazione ambientalista - che il nuovo governo lo riporti quanto prima al centro delle strategie politiche, recuperando il terreno perso”. (Ida Rotano)
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